Nuccio D’Anna, I cicli cosmici. Le dottrine indiane sui ritmi del tempo, Edizioni Arya, Genova 2023, 26€
Una delle caratteristiche più evidenti di tutta la speculazione indiana è l’attenzione continua e mai interrotta per il tempo, per il suo scorrere incessante, per il significato della durata e il divenire che tutto trasforma. Gli Indù hanno sempre distinto due aspetti del tempo: quello più propriamente legato al divenire e un’altra dimensione che si rivela come una vera e propria stasi: l’essere che abolisce ogni cambiamento.
Quest’ultima realtà appartiene propriamente a quegli asceti che gli Indù chiamano le “Genti dell’Istante”, coloro che vivono in un eterno presente, nell’attimo che annulla lo stesso significato del tempo transeunte e passeggero. Durante la loro lunghissima storia, gli Indù si sono ingegnati a spiegare le modalità dello scorrere del tempo e a dare significato trascendente persino alla durata. La loro filosofia del tempo ha rivelato quali ritmi sostanziano l’esistenza cosmica, quali sono le scansioni e le modalità cronologiche che regolano il lento scorrere del cosmo e le leggi che consentono l’”eterno ritorno” di quei ritmi sui quali si sono ordinate persino molte forme linguistiche e discorsive.
Il libro fa uscire da una mera prospettiva speculativa il significato dei kalpa, dei manvantara e degli yuga, ossia l’intero sistema indiano dei cicli che secondo gli Indù hanno guidato lo sviluppo del cosmo e i ritmi che ne regolano l’esistenza. Non solo, ma persino leggi astronomiche che l’Occidente riconduce solo a scoperte recenti, sembrano invece essere state conosciute dagli antichi Indiani. In modo particolare, è la legge della precessione degli equinozi che può aiutare a capire l’intero sistema filosofico che ha alimentato il significato del tempo e persino alcune metodologie meditative che sembrano state costruite proprio sui medesimi ritmi che sostanziano lo sviluppo ciclico e le leggi cosmiche.