Michele Vallaro (1948-2023)

Condivido, con profonda partecipazione, questo fervido ricordo di Ezio Albrile, che illustra efficacemente il suo apporto agli studi islamici e religionistici.  

Aggiungo sotto un altro necrologio, che completa il ritratto di Michele Vallaro, soprattutto come Siciliano di adozione e come Cattolico di elezione. Il confronto con Louis Massignon (1883 – 1962) viene spontaneo alla mente, per quanto si tratti di uno studioso di altra generazione e di formazione altrimenti complessa. 

Giovanni Casadio

Apprendo solo ora, e per puro caso, della dipartita di Michele Vallaro (1948-2023). Conobbi Michele quando insegnava all’Università di Torino, poi col suo trasferimento in Sicilia, all’Università Kore di Enna, ci perdemmo di vista. All’inizio erano frequenti le telefonate poi, anche per colpa della mia indolenza, sempre più rare. Spesso mi rivolgevo a lui per un aiuto su problemi riguardanti la lingua e la letteratura araba, argomenti che insegnava e dei quali era indiscusso maestro. Era una persona gentile, sempre pronta a dare una mano a chiunque. A Michele devo l’iniziazione al mondo digitale, perché fu lui a regalarmi il mio primo PC, un portatile che non usava più. Michele credeva molto nella tecnologia e nel progresso informatico: in tempi in cui parlare di riviste scientifiche on-line pareva una chimera, creò Kervan. International Journal of African and Asian Studies, una delle prime riviste in formato totalmente digitale. La sua originalità investiva tutti campi del sapere, dall’insistere sul voler privare il verbo avere della “h” iniziale (un’eredità latina) utilizzando negli scritti solo la “a” accentata (à), sino ai  saggi e alle note in cui mescolava erudizione orientale a saggezza contemporanea. Tutto ciò non esaurisce l’ampiezza dell’opera di Michele Vallaro: in essa si legge il superamento di antichi pregiudizi antiarabi e antislamici in Occidente, le cui tracce si ritrovano senza fatica nella stessa storia dell’orientalismo; la ricerca d’una solida prospettiva culturale in grado di recare una specifica comprensione del mondo arabo-islamico, e una discussione più obiettiva dei suoi problemi. Infatti, già in uno dei suoi primi lavori, i Detti e fatti del profeta dell’Islam (Utet, Torino 1982), cioè una compendiosa raccolta di ḥadῑṯ del profeta Muhammad, Michele mise alla prova il suo acume nel discernere in quella massa di detti un probabile nucleo autentico; in essi l’Islam s’è riconosciuto, collocandoli subito dopo, e talora persino alla pari col Corano, diretta parola di Dio. Generazioni e generazioni di musulmani, dai confini opposti del mondo islamico, dall’Asia Centrale alla Spagna, hanno viaggiato e studiato, insegnato e discusso, vivendo in intima comunione con tale letteratura di detti del Profeta (giuridici, rituali, edificanti, politici e così via). 

Ezio Albrile

Si è spento a Enna all’età di 74 anni il Prof. Michele Vallaro, tra i maggiori studiosi di linguistica e di letteratura araba. La morte, sopraggiunta dopo un malore improvviso, è avvenuta lo scorso 12 gennaio 2023, ma se ne è avuta notizia soltanto dopo i funerali, svoltisi in forma strettamente privata per decisione della moglie.
Il Prof. Michele Vallaro, ci lascia una straordinaria prospettiva di ricerca e di incontro tra le culture.
Piemontese di profonda competenza e di grande sensibilità ed eleganza accademica, ha insegnato per decenni nell’Università di Torino, dove ha conseguito il ruolo di professore ordinario nel 2002 ed è stato tra i fondatori e direttori scientifici di Kervan, autorevole rivista di studi afroasiatici.
Dal 2007, il Prof. Michele Vallaro si era trasferito nell’Università Kore a Enna, da lui considerata più vicina alla sua dimensione territoriale più cara, quella della cultura arabo-mediterranea.
Da allora ha vissuto nella frazione di Pergusa, in una villa con vista sul lago, dedicandosi all’insegnamento, alla sua instancabile ricerca filologica e letteraria e alla formazione degli allievi.
Meticolosissimo e raffinato maestro, è autore di opere che hanno fatto la storia dell’arabistica e che sono adottate in moltissime Università.
Il Prof. Michele Vallaro ha sempre curato con determinazione il dialogo euro-arabo, partendo da una consapevolezza culturale che egli amava definire iperbolicamente “non del secolo scorso, ma dell’Ottocento”, proprio per rimarcarne le radici antiche.
Per questo ha vissuto prima con fastidio e ultimamente con profonda amarezza il progressivo deteriorarsi delle relazioni all’interno del mondo arabo e tra questo e l’Europa: un’involuzione da lui considerata priva di fondamento ed incomprensibile, a fronte di una plurisecolare e ricca convivenza linguistica, letteraria e scientifica tra le due sponde del Mediterraneo.
All’Università Kore, presso la quale era stato da poco confermato come membro del Consiglio dei Garanti, – che è il massimo organo di programmazione e di indirizzo dell’Ateneo -, stava lavorando da tempo ad una monumentale grammatica della lingua araba, con la collaborazione di suoi allievi anche di altre Università, che si farà di tutto per portare a termine.
Prossimamente l’Università Kore organizzerà un apposito convegno nazionale di studi per ricordarne il grande contributo dato alla linguistica e alla letteratura araba, della quale il Prof. Michele Vallaro ha tradotto tra l’altro alcuni poemi.
In quell’occasione un’aula dell’Università Kore verrà intitolata all’illustre docente, che adesso riposa nel cimitero di Enna.
Fin da giovane il Prof. Michele Vallaro è stato un convinto e competente fautore del mantenimento nella Chiesa della dottrina e della liturgia cattoliche tradizionali.
Quando nel 1994 nacque a Torino l’Associazione Una Vox, il Prof. Michele Vallaro fu uno dei fondatori e nonostante i suoi gravosi impegni accademici non mancò di collaborare alla stesura del bollettino dell’Associazione: sua è la rubrica “La Spada di Fuoco dell’Arcistratega” presente nel sito dell’Associazione all’indirizzo: http://www.unavox.it/inserti.htm#Spada.
Il suo trasferimento in Sicilia rese più difficile la sua collaborazione, che comunque continuò entro i limiti del possibile.
Trapiantato felicemente in Sicilia, il Prof. Michele Vallaro ebbe modo di ritrovarsi a suo agio in una terra che conserva ancora le testimonianze dell’influenza della lingua degli Arabi, che dominarono la Sicilia per 264 anni: dall’827 al 1091.
Ci si meravigliava ammirati della sua conoscenza dell’etimologia della toponomastica dell’isola, non solo di ascendenza araba, ma anche di ascendenza greca, lingua ugualmente coltivata dall’accademico Michele Vallaro.
La sua permanenza in Sicilia fu da lui tanto sentita che il Prof. Michele Vallaro finì col sentirsi un siciliano: è noto il suo spiccato senso di ospitalità spesso manifestato agli amici che lo andavano a trovare nell’isola, ai quali amava ricordare che erano suoi ospiti, essendo lui ormai in Sicilia il padrone di casa.
Réquiem aéternam dona ei, Dómine, et lux perpétua luceat ei.
Requiéscat in pace. Amen.