Ciclo di incontri

Federica Sgarbi, dopo aver ottenuto il Dottorato in Filosofia presso la Sorbona di Parigi, si è trasferita in Giappone, a Kyoto dove vive e insegna Storia del Pensiero dell’Asia e Storia della Filosofia Occidentale all’Università Dōshisha. Insegna, inoltre, presso l’Università Ritsumeikan e presso l’Università di Kanazawa. Le sue ricerche e i suoi contributi vertono sulle transizioni della Filosofia e della Mistica tra Occidente e Oriente, con specifico riferimento al buddhismo.

Recentissima la sua curatela di un testo classico ma meno noto di Daisetz Teitarō Suzuki, Swedenborg, Collana: Il tesoro nascosto, 11, Firenze 2024, 136 pp.
Le Lettere.

L’opera di Daisetz Teitarō Suzuki è nota in Occidente per i suoi numerosi contributi in materia di buddhismo. Meno noto è lo studio, capillare e attento, a cui si dedicò ben prima della sua pionieristica e instancabile opera di divulgazione di tale sapere: quello riguardante il mistico svedese Emanuel Swedenborg (1688-1772). Suzuki fu, infatti, un suo devoto estimatore, identificando negli scritti e nella figura dell’autore europeo un significativo punto di riferimento per il superamento della profonda crisi spirituale dilagante nel Giappone dell’epoca. Egli, per questo, si prodigò per la diffusione del pensiero di Swedenborg sia attraverso la traduzione di alcune delle sue più significative opere mistiche in lingua giapponese, sia tramite i propri scritti: Swedenborg e Swedenborg: la sua concezione di Reame celeste e il “potere dell’Altro”. Essi offrono contributi originali in tema di pensiero filosofico-religioso, oltre che una brillante rivalutazione della figura del mistico svedese, nota in Europa forse più per la critica mossagli da Kant che per i suoi contenuti in ambito teologico. Tradotti per la prima volta in italiano, tali scritti sono raccolti in questo volume al fine di presentare al pubblico un nuovo e inedito volto di Suzuki, nonché una preziosa rilettura della mistica di Swedenborg in chiave buddhista.